Distante appena 42 km da Roma, Cave è un centro dell’alta Valle del Sacco, alle falde meridionali dei Monti Prenestini.
Risale al secolo VIII d.C. l’origine del borgo citato con il nome Castrum Trebanum che più tardi prenderà il nome di Cavarum Terrae. Il paese deve, infatti, il suo nome alla presenza il loco di cave di pozzolana e breccia, scavate nel territorio per le esigenze della zona e della vicina Preneste (Palestrina).
Sin dai tempi più remoti la città di Cave si è caratterizzata come un insediamento stabile contraddistinto in ambito antropologico e naturalistico da attività che hanno potenziato l’economia locale portandola a diventare addirittura un’eccellenza rispetto alle zone limitrofe, come la raccolta delle castagne, la coltivazione del tabacco e l’allevamento del baco da seta.
Le famiglie che seppero imprimere dei segni indelebili nella storia della città di Cave furono gli Annibaldi e i Colonna. Di quest’ultima rimangono i resti di un palazzo del XII secolo come alcuni speroni e contrafforti della torre, che nei secoli seguenti ebbe la funzione di Mastio del castello di Cave. Questa roccaforte fu commissionata da Pietro Colonna, ma nei secoli cambiò destinazione da palazzo nobile, sede del marchesato, dopo la Prima Guerra Mondiale divenne una caserma dei carabinieri e durante la Seconda Guerra Mondiale fu alloggio per i soldati. Nella metà del ‘900 divenne proprietà della famiglia Mazzoni. I Colonna ebbero un ruolo importante durante i momenti concitati della firma del Trattato di Pace che avvenne all’interno di Palazzo Leoncelli, edificio inserito nel centro storico e caratterizzato da un portone con la raffigurazione di due leoni rampanti, simbolo della famiglia Leoncelli, il 13 e 14 settembre del 1557, che sancì la fine della sanguinosa guerra di campagna.
Il Museo Civico “Città di Cave” ha una sezione dedicata allo scultore restauratore e sindonologo Lorenzo Ferri, che si compone di due sezioni la sezione principale che raccoglie una collezione di opere in gesso e la sezione distaccata dedicata al presepe monumentale e agli studi sindonici dell’artista. Il capolavoro conservato all’interno dell’ex Convento degli Agostiniani è il Presepe Monumentale composto da statue alte fino a quattro metri, raffiguranti la scena dell’Epifania dove troviamo anche l’autoritratto dell’artista all’interno del volto del re indiano, ispirato tra l’altro al Mosè di Michelangelo.
La cittadina è caratterizzata dalla presenza di chiese di notevole interesse: la Chiesa di San Lorenzo del X secolo, in stile romanico, affrescata con un ciclo pittorico che presenta a livello iconografico particolarità uniche come la Pietà realizzata con le figure di Dio padre e Cristo morto e l’Ultima Cena intorno ad una tavola rotonda; il Santuario della Madonna del Campo meta di pellegrinaggi, che ospita il quadro rinvenuto il 27 aprile del 1655 durante i lavori di rifacimento del manto stradale, che mostra Maria seduta in trono con Gesù bambino sul suo grembo, con ai lati San Pietro e San Paolo; la Collegiata di Santa Maria Assunta che ha ereditato i titoli della più antica e modesta chiesetta di Santa Maria Assunta che si trovava nella parte bassa del borgo antico, sull’antica via che conduceva a Palestrina. La chiesa è stata consacrata nel 1761 e presenta una navata unica coperta con volta a botte con grande arco trionfale che delimita il presbiterio ed immette nell’abside rettangolare con soffitto a crociera. Sotto l’altare è conservata la reliquia di San Lorenzo. Sulla cantoria sopra il portale d’accesso alla chiesa si trova un organo a canne realizzato con parti dell’organo cinquecentesco che la collegiata di Cave acquistò dalla cattedrale di Sant’Agapito di Palestrina nel 1861. Il portale bronzeo è stato realizzato dal maestro Lorenzo Ferri. Addossato alla collegiata di Santa Maria Assunta si trova l’oratorio di Sant’Antonio Abate; la Chiesa e il Convento di San Carlo Borromeo, risalente al XVII secolo, è stata dedicata per volontà del principe Filippo Colonna a San Carlo e presenta una pianta a croce latina con una sola navata a tre cappelle e una cupola all’incrocio del transetto, dove troviamo la glorificazione dei Santi, i quattro medaglioni dell’abside con le virtù cardinali e la tela con l’approvazione della Regola. L’altare maggiore è decorato con marmi policromi con due coppie di colonne. Il Chiostro iniziato nel 1616 è in stile architettonico toscano; la Chiesa di Santa Maria in Plateis detta della Cona, edificata tra il XIV e il XV secolo, ci indica che il luogo in cui sorge era un luogo di passaggio, una piccola piazza con degli armigeri a controllo del territorio. L’edificio di forma rettangolare con tetto a capanna, presenta diversi affreschi al suo interno, tra i quali l’opera della fine del Trecento la Madonna che nutre il bambino; la Chiesa di Sant’Anatolia anche nominata Santa Maria di Rapello era una chiesa di proprietà della Confraternita del Santissimo Crocifisso, che presenta una forma rettangolare con copertura, due campate con volte a crociera e illuminata da due finestre rettangolari. Sul tetto si trova un campanile e nel sottotetto un ossario. All’interno sono presenti affreschi realizzati tra il XV e XVII secolo; la Chiesa di San Pietro consacrata da Papa Simmaco nel VI secolo d. C. presenta un’aula unica con copertura a capriate, un altare e una finestra che si affaccia su via del Fossato. Nella cripta si conserva l’immagine della Vergine Maria denominata Madonna del Campo; la Chiesa di Santo Stefano è caratterizzata dalla presenza di una cripta quattrocentesca, visibile da una fessura posta davanti l’altare della chiesa settecentesca arricchita da quattro opere di notevole pregio dell’artista Taddeo Kuntze. Questa, però, non è la prima chiesa esistente sul territorio di Cave dedicata a Santo Stefano, recentemente, infatti, è stato scoperto durante uno scavo archeologico in zona via Falcone e Borsellino il perimetro e la vasca battesimale dell’antica chiesa dedicata a Santo Stefano, risalente al XII secolo. Una scoperta importantissima per la ricostruzione storico-artistica del territorio Prenestino.
Cave è ricca di splendidi edifici in stile Liberty tipici di un periodo artistico nazionale e internazionale compreso tra la fine dell’Ottocento e le prime due decadi del Novecento, che rendono l’aspetto della città diverso rispetto a quello degli altri paesi limitrofi. A Cave questo stile si inizia ad usare in concomitanza con la realizzazione della nuova ferrovia vicinale a trazione elettrica con binario a scartamento ridotto che da Roma portava a Fiuggi e che venne inaugurata nel 1916. Gli edifici Liberty cavensi presentano le caratteristiche tipiche di questa corrente artistica e si possono ammirare lungo via Pio XII, via Vittorio Sessi, viale Giorgioli, in zona San Lorenzo e in quella di Morino.
La Fonte di Santo Stefano venne sistemata durante gli anni Venti del Novecento ed inaugurata a giugno del 1928 come riporta la stele in marmo posta sull’antica fontana. Il progetto per la sistemazione venne eseguito dall’ingegnere Gamboni. La fonte beneficia dell’acqua che scende dalle sorgenti che scorrono sotto i grandi e maestosi castagni secolari del Parco Monumentale di Villa Clementi. L’acqua, secondo anche il Dottor Luigi Ariola, ha delle qualità diuretiche terapeutiche di notevole leggerezza ed è stata usata secondo le notizie riportate da Luciano Serra nel suo “Omnibus” anche dall’Artista Michelangelo nel periodo che lavorò alla Cappella Sistina per guarire la sua gotta ed espellere i calcoli e la renella.
Il Parcheogiochi localizzato in posizione intermedia tra le due frazioni di Cave, quella di San Bartolomeo e quella di Colle Palme, adiacente al complesso parrocchiale Santissima Trinità e San Bartolomeo Apostolo è un luogo di attività ludico-sportiva, ma anche di attività formative all’aperto riguardanti il patrimonio archeologico e paesaggistico esistente. Il Parcheogiochi, infatti, è un punto di incontro per iniziare una visita alla volta dei reperti rinvenuti in via Cesiano e in zona Colle Palme, punto di snodo per la Via Francigena. Cave ha un ricco patrimonio archeologico, recuperato in vari anni, costituito da rovine di antiche domus romane, di piscine di età Imperiale e da sepolture, come quelle rinvenute insieme al perimetro della chiesa di Santo Stefano in via Falcone e Borsellino. Il sarcofago decorato con scene tratte dal mito di Endimione, conservato all’interno del Museo archeologico di Palestrina, ne è la prova.
L’itinerario condiviso con il Sindaco di Cave Angelo Lupi, con il grande supporto e lavoro dell’Assessore alla Cultura Silvia Baroni.